Vi va di fare un gioco? Provate a immaginare di essere una pianta, decidete voi quale preferite, che sia un trifoglio, l’erba gatto, una quercia secolare o un morbido tappeto di muschio. Immaginate di avere la consapevolezza di rappresentare la più popolosa e la più importante nazione vivente sulla terra, la nazione senza la quale tutte le altre forme di vita su questo pianeta non potrebbero esistere.
Che adesso siate un’alga o una sequoia, insieme alle vostre sorelle verdi rappresentate l’80% della biomassa della terra. Niente male, eh?! Un gran cambiamento di prospettiva, dato che come esseri umani rappresentate appena lo 0,01% della biomassa terrestre. E se qualcuno di voi è diventato una felce non si offenda se lo chiamo fossile vivente: tracce dei suoi verdi antenati sono state ritrovate in rocce fossili risalenti a 70 milioni di anni fa!
Sono dati che mostrano con straordinaria evidenza che “per numero e rilevanza la sovranità della terra dovrebbe appartenere alle piante”. Questo è il punto di partenza dal quale il meraviglioso viaggio in compagnia di Stefano Mancuso ha inizio. Una frase di una potenza inaudita. Pensateci bene. In poco più di dieci parole il fondatore e direttore del primo Laboratorio internazionale di neurobiologia vegetale conduce a sintesi scienza, botanica, storia, filosofia, politica ed etica.
Ma cosa significa Sovranità? Sovranità significa Responsabilità, responsabilità nei confronti della Vita nel suo complesso, responsabilità nei confronti di noi esseri umani, incapaci di proteggere il Pianeta e la nostra stessa sopravvivenza.
Così, in questo viaggio fantastico Stefano Mancuso trasforma gli otto pilastri su cui si regge la vita delle piante in otto principi su cui costruire il nostro futuro e dare dignità al significato della parola responsabilità. Questi otto principi sono gli articoli della Costituzione delle Nazione delle Piante.
Straordinario Stefano Mancuso: scienziato, scrittore, sognatore, filosofo. Ogni articolo della Costituzione delle Piante va assaporato in profondità, apre spazi di riflessione e introspezione, è un manifesto politico, poetico, etico.
Ogni articolo svela i misteri del mondo vegetale e ci mostra traiettorie di speranza, spazi per la programmazione politica, strumenti per il pensiero e per l’azione.
Lascio alle Piante le parole migliori e vi invito ad ascoltarle, ascoltarle davvero. Hanno messo radici in me, guidandomi sempre più in profondità in cerca di risorse, nutrimento, connessione.
Saggie, antiche, pazienti. Hanno reso possibile la Vita sulla terra quando i livelli di CO2 erano ben più allarmanti di oggi. 450 milioni di anni fa le prime piante, le neonate foreste arboree, hanno assorbito smisurate quantità di carbonio trasformandolo in sostanza organica e rendendo possibile “l’avvento di una diffusa vita animale terrestre”. Un potere straordinario, unico, potentissimo che Stefano Mancuso, attraverso la voce delle piante, ci racconta, ci ricorda. È per questo che “la deforestazione dovrebbe essere trattata come un crimine contro l’umanità”.
Dovremmo lasciare fare nuovamente alle piante per invertire il trend di distruzione e autodistruzione che l’homo sapiens ha intrapreso.
E per la stessa ragione c’è qualcosa di concreto che possiamo fare, che possiamo fare noi tutti, un potere semplice, genuino e, perché no, romantico: piantare alberi, riempire le nostre case di piante, i balconi, le terrazze, riempire di verde qualsiasi superficie possa accogliere vita vegetale, i tetti delle nostre città, i marciapiedi, le piazze, le scuole, gli ospedali.
Quanta bellezza e sacralità in questo invito.
Pala in spalla, mani sporche e felici, occhi verdi e radici profonde. Noi, cittadini onorari della Nazione Verde.
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