Ogni tanto mi fermo a contemplare l’epica foto del 1968 Earthrise, scattata da William Anders un’astronauta dell’Apollo 8 durante la prima missione in orbita intorno alla luna: l’alba della terra vista dal nostro bianco satellite.
Ma quanto è bella la Terra?
Per quello che ne sappiamo è l’unico pianeta in tutto l’universo che brulica di Vita. Le condizioni che rendono possibile la Vita sulla nostra Terra sono talmente complesse e straordinarie da essere stupefacenti. Quanto spesso, invece, le diamo per scontato?
Nel complesso e prezioso meccanismo della vita, noi esseri umani svolgiamo un ruolo assolutamente marginale, eppure ci siamo da sempre arrogati il diritto di sentirci i padroni della Terra, o, nella migliore delle ipotesi, i suoi custodi.
Quanto sia pesato e pesi tale approccio antropocentrico alla vita e allo “sviluppo” è oramai evidente agli occhi di chiunque. Cos’è che ancora ci inchioda ad una visione ottusa e limitante della realtà?
Da tali riflessioni nasce il sogno di Chiarìa: il sogno di cambiare la prospettiva e guardare all’uomo come a uno degli abitanti di questo straordinario pianeta, di certo non il più importante, sebbene il più pericoloso.
Biocentrismo significa mettere la Vita al centro delle nostre scelte, ricordare quanto sia preziosa, straordinaria e governata da un sistema complesso e delicatissimo. Significa fermarci, mettere a tacere i nostri pensieri ruminanti, significa entrare in un bosco e respirare in silenzio, significa ricordare che senza le Piante quel respiro non sarebbe possibile.
Nella sua rivoluzionaria A Theory of Justice, il filosofo politico statunitense John Rawls sostiene che una società giusta è quella in cui ogni individuo, chiamato a stabilire i principi di giustizia e le leggi che dovranno governare un’ipotetica costituenda società lo faccia partendo da una situazione di ignoranza rispetto a quale sarà il suo posto nella nuova società: se sarà ricco, povero, se nascerà in Italia, in India o negli Stati Uniti d’America, se sarà intelligente o meno, uomo o donna.
Teoria rivoluzionaria per gli anni ‘70 dello scorso secolo, rimane di straordinaria attualità: siamo ben lontani dall’aver realizzato il sogno di Rawls. E ne sentiamo addosso tutta la responsabilità.
Ma dal quel sogno dobbiamo ripartire, per superarlo: il “Velo d’ignoranza” va esteso.
In un’ottica biocentrica, che si occupa del Sistema Vita nel suo complesso, il contratto che renderà giusta la nostra società sarà quello che firmeremo senza sapere se in tale società saremo esseri umani, animali o alberi.
Albero Ergo Sum.
Alberare diventa verbo. Diventa una scelta ben precisa. Diventa una traiettoria di sviluppo, per la nostra Terra e per noi stessi.
Leave a Reply